Le razze coinvolte
Razze coinvolte nella conservazione on farm

Girgentana
Cenni storici
La capra Girgentana è una antichissima razza autoctona siciliana. L’antenata della Capra Girgentana è ritenuta la Markhor o Falconeri. La razza trae la sua denominazione da “Girgenti”, oggi Agrigento, capoluogo della omonima provincia e, dove un tempo, essa segnava la maggiore densità numerica. Nel 1983 la popolazione era di circa 30.000 capi, mentre 10 anni dopo, quasi il 98% della popolazione preesistente era scomparsa. La vendita del latte, destinato al consumo diretto, avveniva in passato al dettaglio e a domicilio. Il subentrare di nuove norme in materia di sanità ed il conseguente divieto di stabulazione delle capre entro i centri abitati, hanno determinato l’abbandono dell’allevamento caprino da parte di molti allevatori. Infatti, nel 2001, solo 252 soggetti hanno partecipato al sistema nazionale di registrazione del latte e recentemente, solo 1.500 capi allevati quasi esclusivamente nella Sicilia centrale sono registrati nel registro anagrafico (ASSONAPA 2014). Oggi risulta notevolmente ridotta, tanto da prendere in seria considerazione la messa a punto di programmi di salvaguardia, allo scopo di evitarne l’estinzione.
Breve descrizione della razza
La caratteristica principale della razza che la differenzia da tutte le altre razze caprine è rappresentata dalle corna, elegantemente attorcigliate, erette, presenti in ambedue i sessi, ma più sviluppate nei maschi, dove possono raggiungere i 70 cm di lunghezza. L’altezza media al garrese è di circa di 80-85 cm, il peso è di 65-70 kg nei maschi e 45-50 kg nelle femmine. La testa si presenta piccola, fine e leggera, con il tipico profilo camuso, a causa dello sviluppo pronunciato delle ossa frontali. Le orecchie sono piccole, a volte pigmentate, sottili, diritte, di lunghezza compresa tra 10 e 12 cm. La barba, assente nelle femmine, è sviluppata nel maschio, mentre le tettole sono presenti in entrambi i sessi. Gli arti sono di media lunghezza, unghia resistenti e dure in relazione alla rusticità della razza. Il mantello è di colore bianco uniforme; solo la testa presenta maculature variamente sfumate, di un colore bruno, in alcuni casi tendente al roano, che si estendono fino alla fine del collo. L’apparato mammario è sviluppato, con mammella di tipo pecorino o piriforme; è dotata di ottima attitudine ai parti plurimi (intorno all’80% di cui il 10% trigemini). La razza è dotata di particolare rusticità, che le consente di pascolare in zone impervie, ma a causa dello sviluppo delle corna, non si adatta alle aree boschive. La pubertà si ha tra i 5-6 mesi e l’età media al primo parto è di 15 mesi.
Principali attitudini zootecniche
L’indirizzo produttivo è quello della produzione del latte, con una lattazione di circa 150-180 giorni nelle pluripare. Il latte viene destinato al consumo diretto sia per il sapore dolce che per lo scarso odore ircino. Inoltre, questo latte si distingue per la minore dimensione dei globuli lipidici e per la più alta percentuale di acidi grassi a catena media e corta. Queste caratteristiche conferiscono una migliore digeribilità, legata al fatto che tali grassi vengono assorbiti rapidamente dalla mucosa intestinale e giungono più velocemente al fegato per la loro metabolizzazione.

Barbaresca
Cenni storici
La pecora Barbaresca è un’antica razza ovina siciliana. Deriva probabilmente da incroci tra ovini del Nord-Africa a coda grassa ed ovini di razza Pinzirita. La razza Barbaresca è una di quelle popolazioni locali dotate di registro anagrafico ma in pericolo di estinzione. Negli anni 80, la popolazione consisteva di circa 35.000 capi. Oggi, il numero di capi esistenti e allevati è di circa 1.300 animali. L’obiettivo primario è la salvaguardia della razza attraverso la valorizzazione della produzione della carne sotto il profilo quantitativo e qualitativo. Viene allevata in una zona molto ristretta della Sicilia centrale, in piccole aziende, con una conduzione di tipo semi-estensivo.
Breve descrizione della razza
La Barbaresca è caratterizzata da screziature scure sulla testa (simili alla Pinzirita, ma da cui si discosta per la mole molto più grande), e conserva la coda grassa ed il lipoma caudale. Presenta un vello bianco e denso, testa robusta con fondo bianco, picchiettata irregolarmente di punti neri ed acorne in entrambi i sessi; garrese non eccessivamente sviluppato; è acorne con lunghe e pendenti orecchie.
Principali attitudini zootecniche
È considerata una razza a duplice attitudine, con particolare interesse per la produzione dell’agnello leggero dal peso di 14-17 kg e dell’agnello pesante a 100 giorni, di 25-30 kg. L’attitudine alla produzione di carne è anche testimoniata sia dal tasso di gemellarità (che raggiunge l’80% nelle pluripare), sia dal peso alla nascita degli agnelli. Gli agnelli nati da parto singolo hanno infatti in media un peso di circa 5 kg, quelli nati da parto gemellare di 3,8 kg. Gli incrementi di peso medi giornalieri degli agnelli sono elevati e permettono loro di raggiungere, all’età di 45 giorni, i 16 e i 12 kg, rispettivamente per quelli nati da parto singolo e da parto gemellare.

Noticiana
Cenni storici
La razza ovina Noticiana, con ogni probabilità, ha avuto origine da un percorso di selezione su soggetti derivati dalla pecora Comisana (razza ovina, originaria della Sicilia e selezionata per la produzione di latte). È allevata in Sicilia, principalmente nelle zone collinari (sia costiere che interne) delle province di Siracusa e Ragusa. Dal 2002 figura nel Registro anagrafico delle popolazioni ovine e caprine a limitata diffusione.
Breve descrizione della razza
Si tratta di una razza ovina di taglia media (85 cm di altezza al garrese per i maschi e 75 cm per le femmine), con testa di colore rosso mattone; in rari casi può presentare una striscia leggermente slavata sulla zona fronto-nasale. Il vello è prevalentemente bianco. Generalmente è priva di corna. Gli arti sono ben sviluppati, con pigmentazione più o meno estesa.
Principali attitudini zootecniche
La pecora Noticiana, anche se è inquadrata tra le razze a duplice attitudine, è allevata prevalentemente per la produzione di latte destinato alla caseificazione. La lattazione ha una durata di circa 100 giorni per le primipare e di 200 giorni per le pluripare. Il sistema di allevamento è tipicamente e prevalentemente semistabulato (i mesi primaverili-estivi al pascolo, il rimanente tempo in stalla) in piccoli e medi allevamenti.
L’obiettivo primario è la salvaguardia della razza attraverso la valorizzazione della produzione casearia (formaggi tipici e tradizionali), predisponendo appositi disciplinari di produzione e sistemi di certificazione che ne evidenzino le caratteristiche nutrizionali e il legame col territorio.
Razze coinvolte nella caratterizzazione
morfo-funzionale e genetica

Cornuta di Sicilia
Cenni storici
La Cornuta di Sicilia è un’antica popolazioni avicola siciliana. Si tratta di animali storicamente presenti e allevati nelle zone rurali della regione Sicilia. Con ogni probabilità, si sono evolute nel corso dei secoli per adattamento naturale.
Breve descrizione
La Cornuta di Sicilia ha un aspetto molto selvatico. Il gallo e la gallina, per la presenza del dimorfismo sessuale, sono diversi: il gallo è rosso nero e la gallina è simile alla pernice. La colorazione nelle nomenclature corrisponde alla selvatica. Allevata per la produzione di uova, la rusticità, la resistenza alle malattie e l’adattamento all’ambiente. Per la forma della cresta, che è la caratteristica peculiare, ha avuto notevole risonanza nel mondo dell’allevamento amatoriale. Infatti, la Cornuta di Sicilia viene anche allevata a scopo ornamentale.
Tronco cilindrico, non troppo allungato. Testa elegante non troppo arrotondata, abbastanza larga. Cresta rossa, composta da una caruncola, bassa e stretta, che parte dalle narici e si sviluppa posteriormente, dividendosi, dopo un paio di centimetri, in due cornetti di dimensioni medio/grandi, di forma conica ed il più simmetrici possibile, per dimensioni e direzione. Bargigli rossi, lunghi e portati ben distesi. Collo ben arcuato, elegante, con abbondante mantellina. Spalle larghe, ben arrotondate. Coda di lunghezza media, mediamente aperta. Petto largo, pieno ed arrotondato, portato alto. Zampe di media lunghezza, ben staccate dal tronco; tarsi mediamente sottili. Pelle morbida e giallastra.

Gallina della Val Platani
Cenni storici
Rappresenta un’antica popolazione locale da sempre allevata in tutte le fattorie rurali delle campagne della vallata del fiume Platani e loro affluenti, da cui prende il nome. Essa è diffusa nelle zone della montagna di monte Cammarata sino ad arrivare ai monti Sicani, comprese le zone limitrofe a dell’Agrigentino come pure del territorio del Nisseno. Così come per la Cornuta di Sicilia, anche la gallina della val Platani ha origini antichissime.
Breve descrizione
Pollo di tipologia mediterranea, rustico e vivace con indole selvatica. Sviluppo relativamente precoce con spiccata attitudine alla deposizione e scarsissima propensione alla cova. La colorazione nelle nomenclature corrisponde a: selvatica bruna, dorata frumento, argentata frumento e selvatico argento. Buona volatrice. Tronco cilindrico, non troppo lungo, largo alle spalle si assottiglia e si inclina leggermente verso la coda. Testa leggermente arrotondata, abbastanza larga. Cresta semplice, rossa, ben sviluppata e ben dritta nel gallo. Bargigli rossi, abbastanza lunghi, portati ben distesi e senza pieghe. Collo di media lunghezza, portato eretto con abbondante mantellina che ricade sulle spalle. Spalle larghe, ben arrotondate, nascoste dalla mantellina. Coda di media grandezza con attaccatura larga. Petto mediamente largo, pieno non troppo arrotondato, portato alto. Zampe di media lunghezza, ben staccate dal tronco; tarsi mediamente sottili e moderatamente lunghi, di colore blu ardesia. Pelle morbida, grigio giallastra.

Mascaruna
Cenni storici
La Mascaruna è una capra autoctona allevata principalmente nelle province di Palermo e Agrigento per la produzione di latte. Generalmente riscontrabile in piccole-medie aziende, spesso allevata insieme ad ovini. La sua consistenza è stimata in circa 300 capi, anche se a tal riguardo, mancano dati ufficiali per una più precisa stima sull’attuale consistenza demografica. Infatti, non essendo stata sottoposta in passato a nessun piano di caratterizzazione, ad oggi le informazioni disponibili su questi animali sono relativamente poche, anche da un punto di vista storico e di filogenesi.
Breve descrizione
Gli animali ascrivibili al tipo genetico capra Mascaruna sono relativamente omogenei soprattutto in termini di colore del mantello, che rappresenta una delle caratteristiche fenotipiche più importati ai fini della discriminazione morfologica e quindi all’attribuzione dell’individuo ad una razza-popolazione. Di taglia medio-grande, gli animali presentano un mantello a pelo lungo, color crema, con una linea marrone scuro che investe la zona dorsale e giunge fino alla coda, e che interessa anche la zona ventrale e gli arti. In entrambi i sessi la testa è leggera, con orecchie piccole e macchie sempre di colore marrone scuro intorno agli occhi; sono stati identificati sia soggetti acorna che con la presenza di lunghe corna rivolte all’indietro. I soggetti appartenenti a questo tipo genetico sono sprovvisti di registro anagrafico; non sono sottoposti né a controlli funzionali né a schemi di conservazione. Pertanto, ad oggi, la capra Mascaruna non è ufficialmente riconosciuta né come popolazione, né tantomeno come razza. Tuttavia, l’interesse per questa risorsa genetica locale sembra essere in aumento, data la sua buona produzione di latte.
Principali attitudini zootecniche
Viene allevata principalmente per la produzione di latte che viene destinato quasi ed esclusivamente alla produzione di formaggi, principalmente freschi, simili al primo sale, in miscela con il latte di pecora. La capra Mascaruna, pur non essendo un animale allevato principalmente per la produzione di carne, trova un buon apprezzamento per la produzione di capretti che vengono generalmente commercializzati intorno ai 40-50 giorni ad un peso vivo di circa 12-12 Kg e venduti in prossimità delle festività Natalizie e Pasquali.

Pecora nera della Valle del Mela
Cenni storici
La Pecora Nera della Valle del Mela è una popolazione ovina autoctona allevata nella “Valle del Mela”, che giace sul versante occidentale dei monti Peloritani in provincia di Messina. Questa popolazione viene allevata per la produzione di latte, carne e lana in aziende medio-piccole, spesso insieme ad altre razze ovine e/o altre razze-popolazioni caprine. La sua consistenza viene stimata intorno agli 500 capi, distribuiti nelle viarie aziende tutte ricadenti nella “Valle del Mela” anche se a tal riguardo mancano dati ufficiali sulla reale consistenza demografica. Infatti, non essendo stata sottoposta in passato a nessun piano di caratterizzazione, sono poche ad oggi le informazioni disponibili su questi animali, anche da un punto di vista storico e di filogenesi.
Breve descrizione
Gli animali ascrivibili al tipo genetico “Pecora Nera della Valle del Mela” sono relativamente omogenei sia da un punto di vista morfologico, e soprattutto in termini di colore del mantello, che si presenta nero uniforme, compresi arti, testa e accessori (corna). Di taglia medio-piccola, gli animali presentano un mantello a pelo lungo, colore nero uniforme, con assenza di pezzature o diluizioni di colore. In entrambi i sessi la testa è leggera, con orecchie piccole sempre di colore nero; si registra la presenza di corna nei maschi e l’assenza nelle femmine. I soggetti appartenenti a questo tipo genetico sono sprovvisti di registro anagrafico; non sono sottoposti né a controlli funzionali né a schemi di conservazione. Ad oggi, non è ufficialmente riconosciuta né come popolazione, né come razza.
Principali attitudini zootecniche
L’interesse per questa risorsa genetica locale è legato, oltre alla produzione di latte e carne, alla sua adattabilità e probabilmente ad aspetti della tradizione pastorizia dell’areale di allevamento. Particolare interesse riveste anche la produzione della lana di colore nero, potenzialmente sfruttabile per l’industria tessile e manifatturiera.





